L’ultima rilevazione settimanale del Ministero della Transizione Ecologica (Mite) ha sollevato un coro di allarmi tra le associazioni dei consumatori per i rincari da record dei carburanti.
La benzina corre infatti verso gli 1,8 euro, l’ultimo dato del 31 gennaio 2022 è oltre 1,796 e sconta un incremento del 18,08% sul dato di un anno fa. Si tratta di livelli che non si vedevano dal 2013.
Anche il gasolio allarma, con i suoi 1,667 euro a litro è tornato anche lui ai livelli del 2013 aumentando del 20,15% in un anno soltanto.
I conti di famiglie e imprese, già messi e rischio dal collegato rincaro dei prezzi del gas e dell’energia elettrica, rischiano di subire un altro attacco in questa fase di ripresa carica di incertezze.
Caro-benzina: i rischi per le famiglie e l’economia
Codacons parla senza mezzi termini di “Escalation senza sosta per i prezzi alla pompa di benzina e gasolio”. “Oggi un pieno di benzina o diesel costa 15,85 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2021”, calcola il presidente Carlo Rienzi.
“Solo per i rifornimenti di carburante – aggiunge – una famiglia spende oggi 380 euro in più all’anno”.
Non solo, ma Codacons stima che l’effetto domino si potrebbe registrare sui prezzi della vendita al dettaglio. Con l’85% della merce che in Italia viaggia su gomma, è fin troppo facile prevedere una reazione a catena.
Anche Assoutenti denuncia i pericoli le famiglie e l’intero sistema economico e il suo presidente Fulvio Truzzi chiede subito strumenti per sterilizzare l’Iva e ridurre le accise quando i prezzi alla pompa salgono oltre una certa soglia. Gli ultimi dati in effetti indicano un peso di IVA e Accise del 58,6% circa per la benzina e del 55,1% circa per il gasolio. Per Assoutenti l’emergenza richiede un intervento efficace sui carburanti che limiti l’impatto sui prezzi dei prodotti trasportati e sui costi per industria e imprese.
Caro-Benzina: già soffrono intere filiere, dai pescherecci alle serre
Gli effetti sulle filiere si vedono già, con Coldiretti che denuncia un caro-petrolio che “blocca i pescherecci italiani nei porti e spegne le serre di fiori e ortaggi con l’esplosione dei costi energetici”. Secondo Impresapesca Coldiretti, l’aumento medio del 67% del prezzo del gasolio starebbe già “affondando la flotta nazionale” costretta a navigare in perdita o a tagliare le uscite.
Per le aziende ittiche infatti più della metà dei costi deriva dal carburante. Così sono minacciate 12 mila imprese e 28 mila lavoratori del settore ittico.
A rischio anche le 27 mila aziende florovivaistiche con un indotto di 200 mila occupati: troppo caro in molti casi scaldare le serre, minacciate colture tipiche nazionali come il ciclamino, il lilium e il ranuncolo.
La prossima primavera rischia davvero di essere meno colorata.