Con l’avvicinarsi del 2026, cresce l’attenzione sull’adeguamento delle pensioni previsto per gennaio, un tema cruciale per molti italiani.
Dopo anni di incertezze e interventi straordinari che hanno limitato gli aumenti, la legge di Bilancio 2026 sancisce il ritorno al meccanismo ordinario di perequazione, che adegua gli assegni pensionistici all’inflazione, senza riduzioni o blocchi selettivi. Tuttavia, l’aumento stimato rimane moderato, in linea con la stabilizzazione dei prezzi nel corso del 2025.
Secondo le ultime stime, il tasso di rivalutazione delle pensioni per il 2026 si attesterà tra l’1,6% e l’1,7%, una percentuale che garantisce un incremento moderato rispetto agli anni passati caratterizzati da inflazioni più elevate. La rivalutazione seguirà il tradizionale schema “a scaglioni” previsto dalla legge n. 448 del 1998. In pratica, chi percepisce una pensione fino a circa 2.413,60 euro lordi otterrà la rivalutazione piena, mentre per gli importi superiori ci sarà una progressiva riduzione dell’aumento: il 90% di rivalutazione tra 2.413,60 e 3.017 euro, e il 75% sopra questa soglia.
Questo sistema mira a tutelare maggiormente le pensioni basse e medie, limitando l’incremento per quelle di importo più elevato. Per esempio, una pensione di 1.000 euro lordi mensili vedrà un aumento tra i 16 e i 17 euro, mentre una pensione da 3.000 euro otterrà un incremento compreso tra 47 e 50 euro lordi, con valori arrotondati. È importante sottolineare che l’importo netto potrebbe risultare inferiore a causa delle imposte Irpef e delle addizionali locali.
| Importo lordo mensile | Aumento stimato (+1,6%) | Nuovo lordo | Aumento stimato (+1,7%) | Nuovo lordo |
|———————–|————————–|————-|————————–|————-|
| 800 € | +12,80 € | 812,80 € | +13,60 € | 813,60 € |
| 1.000 € | +16,00 € | 1.016,00 € | +17,00 € | 1.017,00 € |
| 2.400 € | +38,40 € | 2.438,40 € | +40,80 € | 2.440,80 € |
| 3.000 € | +47,06 € | 3.047,06 € | +50,00 € | 3.050,00 € |
| 5.000 € | +71,10 € | 5.071,10 € | +75,55 € | 5.075,55 € |
L’impatto economico per lo Stato e il contesto politico
Se per i pensionati l’aumento appare limitato a poche decine di euro, per le finanze pubbliche si tratta di un impegno considerevole. La spesa previdenziale e assistenziale, che nel 2025 sfiora i 355 miliardi di euro, subirà un incremento stimato attorno ai 5 miliardi di euro per effetto della perequazione. Questo importo tiene conto del meccanismo a scaglioni che attenua l’onere complessivo rispetto a un aumento lineare.
È altrettanto vero che una parte della spesa si tradurrà in maggior gettito fiscale, soprattutto attraverso l’Irpef sugli assegni rivalutati, ma il saldo rimane comunque negativo, costringendo il governo a coprire la differenza nella manovra di bilancio. L’adeguamento verrà applicato già a partire da gennaio, con possibili conguagli successivi qualora il tasso definitivo di inflazione si discosti da quello provvisorio.
La legge di Bilancio 2026 al momento non prevede tagli o modifiche al meccanismo ordinario di rivalutazione, confermando un ritorno alla normalità dopo anni di interventi straordinari. Tuttavia, l’iter parlamentare resta aperto e potrebbero emergere modifiche durante l’approvazione definitiva.

Scontro sull’età pensionabile e altre misure della manovra(Pensione (finanzamilano.it)
Parallelamente alla questione degli aumenti pensionistici, si sta consumando un acceso dibattito politico sull’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, che scatterebbe dal 2027 con un incremento di tre mesi. La Lega di Matteo Salvini si oppone fermamente a questa misura, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia sostengono la necessità di adeguare l’età per evitare tagli agli assegni previdenziali dovuti al meccanismo dei coefficienti.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, impegnato nei negoziati europei, sta cercando una mediazione che consenta di escludere almeno i lavori più usuranti dall’aumento dell’età pensionabile, ma l’intesa definitiva richiederà ancora qualche giorno. La questione rimane uno dei nodi più complessi della manovra, che dovrebbe essere varata entro la fine di ottobre.
Tra le altre misure proposte dal governo, spiccano il taglio della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale sui redditi tra 28 e 50 mila euro, e la conferma di misure già in vigore come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. Inoltre, si prevede un nuovo semestre di silenzio-assenso per il trasferimento del Tfr ai fondi pensione, una novità importante per stimolare l’adesione ai sistemi complementari.
Sul fronte delle agevolazioni fiscali, la manovra dovrebbe prorogare le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, mantenendo aliquote del 50% per la prima casa e del 36% per le altre abitazioni, sebbene con l’introduzione di una soglia Isee che potrebbe limitare l’accesso ai benefici per i redditi più elevati.

Rivalutazione delle pensioni: i dettagli dell’aumento(finanzamilano.it) 







