Come battere i bookmakers

L’ambito sogno di battere i bookmaker è un pensiero che ha accompagnato un po’ tutti nel corso della propria vita.

L’idea di poter utilizzare uno strumento così semplice come le scommesse, per poter fare soldi è una possibilità troppo ghiotta per non essere presa in considerazione.

Ma la verità è che ci si dovrebbe chiedere se i bookmaker siano degli istituti di beneficienza. Perché così tanti scommettitori fanno le loro schedine in maniera così superficiale? Magari hanno anche la convinzione che questa sia la volta buona e che vinceranno migliaia di euro, scommettendo pochi euro.

La verità è ben diversa e cioè che le scommesse non sono la lotteria e l’unico modo per battere i bookmaker è studiare ed avere le armi giuste per poter combattere.

Sharp e soft bookmaker

Il primo punto da cui ogni scommettitore dovrebbe partire è comprendere che i bookmaker non sono tutti uguali. E’ un’informazione che raramente troverai nei siti italiani, quindi ascolta bene. Esistono due tipologie di bookmaker:

  • Sharp bookmaker: si tratta dei bookmaker che operano a livello mondiale, hanno una grandissima liquidità sui loro mercati. Questo perché tutti gli scommettitori professionisti ed in generale i vincenti, utilizzano le loro piattaforme per scommettere. Hai mai sentito parlare dei bookmaker asiatici? Bene, molti di loro sono degli sharp. Altra fondamentale caratteristica: hanno delle commissioni molto basse, questo significa che le loro quote sono le più alte tra tutti i bookmaker e non bloccano i conti degli scommettitori vincenti.
  • Soft bookmaker: al contrario, i soft bookmaker sono bookmaker nazionali che quindi operano con delle liquidità molto più ridotte rispetto agli sharp. Solitamente hanno dei tassi di commissione molto alti, che si traducono in quote basse e svantaggiose. Infatti, il loro obiettivo è quello di avere come clienti solo scommettitori che fanno schedine e che quindi perdono i loro soldi. Al contrario, tendono a limitare i conti degli scommettitori vincenti.

Perché ti ho parlato di questa suddivisione? Perché in questa differenza c’è la vera chiave per battere i bookmaker.

Come individuare le value bet

Partendo dal presupposto che le quote proposte dai bookmaker non sono altro che il riflesso della probabilità dell’evento, il nostro obiettivo da scommettitori furbi deve essere quello di individuare quelle quote che sono a nostro vantaggio.

Di cosa sto parlando? Mi riferisco alle value bet o dette anche quote di valore.

Il concetto è che i bookmaker sono tenuti a mantenere aggiornate le proprie quote rispetto alle nuove informazioni che arrivano e quindi alla variazione delle probabilità.

Molto spesso capita che i soft bookmaker non siano in grado di fare questo in maniera tempestiva e magari accade che offrono una quota 2, quando invece dovrebbe essere 1.90.

Cosa significa questo? Che questa volta abbiamo noi il coltello dalla parte del manico e che quella quota 2 ci offre un sacco di vantaggio matematico.

Andando ad investire in singola continuamente su quote di questo tipo, possiamo stare certi che faremo profitto nel lungo periodo.

Trovare quote di valore teoricamente non è difficile, la vera difficoltà è quella di riuscire a farlo in maniera pratica poiché bisogna calcolare le quote reali, scansionare i palinsesti di tutti i bookmaker, individuare le quote di valore e solo dopo fare realmente gli investimenti.

Quanto si guadagna con le quote di valore

Uno scommettitore professionista che opera con le value bet, ma anche uno scommettitore professionista in generale, non cerca di fare numeri esagerati, stile lotteria. Sa che la vera chiave del successo è avere un rendimento costante e duraturo.

Ecco perché ci si deve aspettare di avere un ROI del 3% circa con le quote di valore.

Facciamo un esempio con i numeri per avere le idee più chiare.

Ipotizziamo che il nostro scommettitore parte con un bankroll totale di 10.000 euro e che ogni mese riesce a piazzare circa 500 valuebet. Questo significa che reinvestirà il suo bankroll circa 5 volte ogni mese.

In un anno significa reinvestire il proprio bankroll per 60 volte. Quindi 10.000 euro  * 60 volte, ci danno un investimento totale annuo di 600.000 euro.

Avendo ipotizzato un ROI di appena il 3%, vuol dire che si aspetterà di guadagnare 18.000 euro.

Sono numeri molto esemplificativi, soprattutto perché non stiamo considerando gli interessi composti. In generale, possiamo dire che con questa strategia, come minimo ci si aspetta di raddoppiare il proprio bankroll nel giro di un anno.

Il primo passo da fare subito

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Luca Perrone

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